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1967: Volume I














1 - Preghiera In Gennaio (F.De André/Gian Piero Reverberi) - 3:28
2 - Marcia Nunziale (F.De André/Georges Brassens) - 3:10
3 - Spiritual (F.De André/Gian Piero Reverberi) - 2:34
4 - Si Chiamava Gesù (F.De André/Vittorio Centanaro) - 3:09
5 - La Canzone Di Barbara (F.De André/Gian Piero Reverberi)) - 2:17
6 - Via Del Campo (F.De André/Enzo Jannacci) - 2:31
7 - Caro Amore (F.De André/Joaquín Rodrigo) - 3:57
8 - La Stagione Del Tuo Amore (F.De André)
9 - Bocca Di Rosa (F.De André/Gian Piero Reverberi) - 3:05 
10 - La Morte (F.De André/Georges Brassens) - 2:22
11 - Carlo Martello Ritorna Dalla Battaglia Di Poitiers (F.De André/Paolo Villaggio) - 5:21

Volume I (1967) è il primo album registrato in studio da Fabrizio De André per la Bluebell Records, ed il secondo della sua discografia complessiva, se si considera anche l'antologico Tutto Fabrizio De André pubblicato dalla Karim nel 1966 (che racchiudeva però incisioni realizzate in anni precedenti). Le prime nove tracce dell'album erano nuove, la decima, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, è un ri-arrangiamento del singolo del 1963. Questo disco viene pubblicato in mono dalla Bluebell nel maggio 1967 con la copertina marrone e con un'introduzione all'album scritta da Giuseppe Tarozzi, e poi ristampato in versione stereo quattro mesi dopo con una copertina fotografica con il viso di De André a colori in un cerchio e l'introduzione di Tarozzi sostituita con una scritta da Cesare Romana. Le due edizioni del disco differiscono anche per il testo di Bocca di Rosa: il paese di San Vicario viene modificato in Sant'Ilario nella seconda versione, mentre la strofa "Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno / ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno" fu modificata (dietro "cortesi pressioni dell'Arma dei Carabinieri") in "Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri / ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri". Si delinea in questo album quello che sarà lo stile musicale di De André, un abbinamento di melodie semplici e allo stesso tempo ricercate con la chitarra e un testo poetico con soggetti spesso tratti ai margini della società. Non sono però finite qui le traversie del disco: infatti nel 1970 la Produttori Associati, etichetta nata dalle ceneri della Bluebell, ristampa il disco sostituendo Caro amore con La stagione del tuo amore, registrata appositamente qualche mese prima per un 45 giri, con produzione e arrangiamenti di Gian Piero Reverberi (numero di catalogo: PA/LP 39).
Il vinile rosso della ristampa dell'album
Si noti che Caro amore (testo di De André e musica dal secondo tempo del Concerto de Aranjuez di Joaquín Rodrigo), venne tolta dal disco per l'esplicita richiesta del compositore spagnolo, che non approvava il testo inserito da De André sulla sua musica. Questa versione del disco ha la copertina uguale alla seconda versione Bluebell, con gli spigoli però appuntiti e non arrotondati: per alcune copie, però la Produttori Associati utilizza alcune copertine dell'edizione Bluebell (evidentemente avanzate) coprendo con un adesivo bianco con la nuova sequenza dei brani la sequenza originale. Vi fu infine un'ulteriore ristampa a cura della Dischi Ricordi nel 1978, con la stessa sequenza della Produttori Associati (numero di catalogo: SMRL 6236). Il 23 ottobre 2009 è uscita un'edizione a tiratura limitata in vinile colorato rosso (Sony RCA LP 886975997510), ma con un errore: in copertina, infatti, è segnalata la presenza del brano Caro amore, ma in realtà, al suo posto vi è La stagione del tuo amore. (da Wikipedia)

il mio romanzo

Una vita e mezza
Una Vita e Mezza è un libro che parla soprattutto dell’assenza. O meglio della ricerca, tanto demotivata quanto inconsapevole, di come si può costruire una ciambella salvagente intorno a quel buco che ti si crea dentro quando perdi una persona. Cosicché quel buco, che risucchiava tutto il presente privandolo di senso, possa trasformarsi nel nostro galleggiante. E addirittura salvarci, traghettandoci verso il futuro.
È la storia di un viaggio, metaforico quanto reale, di un ragazzo che è stufo del suo galleggiare, ma che non sa dare una scossa alla propria esistenza. Così parte fidandosi e affidandosi al suo amico, sperando che qualcosa di imprevisto lo colga per assaporare un po’ di brivido della vita.
Riuscirà a trasformare il suo futuro innamorandosene anziché rimanendone schiacciato e afflitto?
Se c’è un’intenzione mirata in tutto ciò, è la creazione del neologismo che indica il dolore per il futuro mancante, la mellontalgia. In contrapposizione con la nostalgia, che indica l’afflizione per il ritorno a casa (nostos), per il passato, per l’infanzia, questa è l’afflizione per to mellon cioè l’avvenire o le cose future, in greco antico. Vuole indicare un dolore attribuito al futuro negato e non vissuto. A ciò che poteva essere e invece non sarà mai. Chissà se se ne sentiva la mancanza.