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Alcuni brani non sono mai stati pubblicati in alcun album della discografia ufficiale, ma solo in 45 giri (ovvero come singoli) o in raccolte (postume o meno che siano), dunque ho creato questa sezione in cui riunire quei pochi brani che altrimenti non avrebbero trovato casa altrove e che sarebbe stato impensabile escludere. 

E fu la notte [1961]
Nuvole Barocche [1961]
Il fannullone [1963]
Per i tuoi larghi occhi [1965]
Ballata dell'amore cieco (o della vanità) [1966]
Canzone dell'amor perduto [1966]
Geordie [1966]
Il pescatore [1970]
Titti [1980]
Una storia sbagliata [1980]
Bella se vuoi volare [2008]
Dai monti della Savoia [2008]
Maria Giuana [2008]


In questo blog la discografia ufficiale parte da quello che ha lui stesso chiamato significativamente "Volume I".

Senza avere l'illusione di catalogare in maniera seria, completa ed esaustiva l'opera omnia di De André, mi sono prefisso l'obiettivo di riportare in questo mio umile blog tutti i testi di cui nel corso del tempo mi diletterò a scrivere. Non mi sono dunque prodigato nel descrive di ogni brano quale fu la prima edizione, in quale singolo e poi in quale album fu ripubblicata e poi ancora in quale raccolta è stata riproposta. 
Questo è un blog che privilegia i testi ed il significato poetico dei medesimi, per ogni tipo di catalogazione ufficiale lascio il compito al sito ufficiale che trovate nella sezione "mollate gli ormeggi" in cui ho inserito un po' di link per navigare.

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il mio romanzo

Una vita e mezza
Una Vita e Mezza è un libro che parla soprattutto dell’assenza. O meglio della ricerca, tanto demotivata quanto inconsapevole, di come si può costruire una ciambella salvagente intorno a quel buco che ti si crea dentro quando perdi una persona. Cosicché quel buco, che risucchiava tutto il presente privandolo di senso, possa trasformarsi nel nostro galleggiante. E addirittura salvarci, traghettandoci verso il futuro.
È la storia di un viaggio, metaforico quanto reale, di un ragazzo che è stufo del suo galleggiare, ma che non sa dare una scossa alla propria esistenza. Così parte fidandosi e affidandosi al suo amico, sperando che qualcosa di imprevisto lo colga per assaporare un po’ di brivido della vita.
Riuscirà a trasformare il suo futuro innamorandosene anziché rimanendone schiacciato e afflitto?
Se c’è un’intenzione mirata in tutto ciò, è la creazione del neologismo che indica il dolore per il futuro mancante, la mellontalgia. In contrapposizione con la nostalgia, che indica l’afflizione per il ritorno a casa (nostos), per il passato, per l’infanzia, questa è l’afflizione per to mellon cioè l’avvenire o le cose future, in greco antico. Vuole indicare un dolore attribuito al futuro negato e non vissuto. A ciò che poteva essere e invece non sarà mai. Chissà se se ne sentiva la mancanza.