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1973: Storia di un impiegato













1 - Introduzione - 1:42

2 - Canzone del Maggio - 2:24
3 - La bomba in testa - 4:01
4 - Al ballo mascherato - 5:12
5 - Sogno numero due (testo: Fabrizio De André/Roberto Dané) - 3:13
6 - Canzone del padre - 5:14
7 - Il bombarolo - 4:20
8 - Verranno a chiederti del nostro amore - 4:19
9 - Nella mia ora di libertà - 5:09

Testi di Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio, tranne ove indicato; musiche di Fabrizio De André e Nicola Piovani

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il mio romanzo

Una vita e mezza
Una Vita e Mezza è un libro che parla soprattutto dell’assenza. O meglio della ricerca, tanto demotivata quanto inconsapevole, di come si può costruire una ciambella salvagente intorno a quel buco che ti si crea dentro quando perdi una persona. Cosicché quel buco, che risucchiava tutto il presente privandolo di senso, possa trasformarsi nel nostro galleggiante. E addirittura salvarci, traghettandoci verso il futuro.
È la storia di un viaggio, metaforico quanto reale, di un ragazzo che è stufo del suo galleggiare, ma che non sa dare una scossa alla propria esistenza. Così parte fidandosi e affidandosi al suo amico, sperando che qualcosa di imprevisto lo colga per assaporare un po’ di brivido della vita.
Riuscirà a trasformare il suo futuro innamorandosene anziché rimanendone schiacciato e afflitto?
Se c’è un’intenzione mirata in tutto ciò, è la creazione del neologismo che indica il dolore per il futuro mancante, la mellontalgia. In contrapposizione con la nostalgia, che indica l’afflizione per il ritorno a casa (nostos), per il passato, per l’infanzia, questa è l’afflizione per to mellon cioè l’avvenire o le cose future, in greco antico. Vuole indicare un dolore attribuito al futuro negato e non vissuto. A ciò che poteva essere e invece non sarà mai. Chissà se se ne sentiva la mancanza.