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Se ti Tagliassero a Pezzetti




Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di un Dio
di un Dio il sorriso


[che bella immagine, la parafrasiamo dopo!!!]


Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso


la felicità, diceva trilussa, sta nelle piccole cose! Per il protagonista la felicità (che per Faber è la Libertà in, questo"inno anarchico") si trova "seduta in riva al fosso" come direbbe Ligabue, che canta spensierata: con un bacio, tipico da innamorati, ha assaggiato il suo dolce miele Rosso... poi parafrasando un motto marxista "Da ognuno secondo le sue capacità, A ognuno secondo le sue necessità !" e come un dono in forma libera e gratuita ti darò quel che potrò, tu dammi quel che vuoi! Il personaggio dipinto sembra essere un bambino e la felicità per lui è suonare un foglia e cantare per la sua bella


Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno


rosa gialla è gelosia, infedeltà e rosa di rame, ovvero rossa, è amore e passione. Potrebbe essere una interpretazione... non c'è mai stato argomento tanto controverso, non ho mai altalenato così tanto tempo tra questi sentimenti a cui mi fa pensare la Libertà. Nelle tenebre foriere di incontri e sogni segreti, abbiamo ballato tutta la notte. Io suonatore Jones mi sono perdutamente innamorato di te ed abbiamo e alle prime luci dell'alba, stremati e contenti abbiamo allegramente fatto l'amore



Persa per molto persa per poco
preso sul serio preso per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera


la libertà è persa per molto (molto tempo, l'uomo l'ha persa da sempre) e persa per poco (diciamo per un pelo, come tutti gli uomini che crescono!!) e c'è poco da dì e poco da fa' l'abbiamo persa e non possiamo farci molto all'epoca la fortuna ci sorrideva spettinata perchè da bambini la felicità sta nella libertà che sta nella spensieratezza e nelle cose semplici, ma da adulti tutto ciò non ci basta


E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina anarchia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza


ma siccome sono un suonatore jones anarchico e libertario, aspetterò domani per rattristarmi, perché oggi sono e voglio essere ancora libero, felice e spensierato, cara Signora mia che sei gratis e preziosissima perché non si compra a nessun prezzo da nessuna parte, tu che sei così affascinante ed intrigante proprio per il tuo essere gratuita ma preziosa.


T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino


ti ho incrociata sulla Locomotiva di Guccini (ahahahah, il vestito grigio fumo pensavo potrebbe essere proprio quello del treno: l'immagine della libertà che possa dissolversi nell'aria vestita di quel fumo grigio che sbuffa il treno, è da paura!! comunque il viaggio, il fumo, il treno... rimandano nell'immaginario comune alla libertà. Come il fischio del treno che al personaggio pirandelliano faceva sognare mondi fantastici di libertà!) che andavi dietro al tuo stesso profumo,
che ti cercavi. La donna che per lui simboleggia la Libertà a cui da ragazzino cantava dolci parole è cresciuta e la rincontra nel non-luogo stazione intrappolata nel conformismo di un tailleur elegante (ma non certo simbolo di libertà quanto piuttosto di costrizione) che pensavi di esprimerti nell'informazione libera e nella libera costruzione della propria coscienza (si sa che leggere molti giornali fa bene) ma camminavi necessariamente al fianco del tuo editore, dello sponsor, del direttore... che sono la morte dell'informazione libera e quindi della libertà. La donna in carriera nell'intento di seguire la propria libertà (ma essendo ella stessa la libertà, inseguiva il suo stesso profumo) finisce per incastrata nel suo destino...


Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di un Dio
di un Dio il sorriso


[MA PURE SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI, SE TI SMEMBRASSERO, SE cercassero DI UCCIDERTI (ovviamente il soggetto sottinteso sono gli uomini)
TI RACCOGLIEREBBE IL VENTO (la libertà sta anche nella fortuna spettinata dai venti della sera, ovvero nella casualità. Il Vento è libero per antonomasia)
L'ARMONIA E LA PRECISIONE DEL CREATO TI RICREEBBE IL CORPO, PERCHE' IL TUO CORPO è LA NATURA STESSA (libera per antonomasia!)
LA LUNA (in metafora poetica: il romanticismo umano) TESSEREBBE LE TUE BELLEZZE (capelli e viso sono per antonomasia le bellezze di una donna!)
MA LA COSA PIU' BELLA, che ti fa bella nella felicità stessa, TE LA RESTITUIREBBE un DIO STESSO, SORRIDENDO
(un dio nella versione live, perchè non è una cosa sacra, ma divina!)

nessuno dunque può uccidere la nostra Libertà, se non noi stessi che, convinti di inseguirla incardinandoci in un mondo oppressivo e piegandoci al potere, uccidiamo. Sacrificando il suonare una foglia di fiore di un bambino con un tallieur grigio e i giornali sotto braccio.

11 commenti:

Unknown ha detto...

molto interessante questa lettura, ma credo che manchi il riferimento alla strage di bologna, di cui per molti questo testo è a commemorazione! ciao

Marco Lucci ha detto...

l'album è stato mixato nel giugno del 1981, nemmeno un anno dopo della strage della stazione. L'album precedente, Rimini, è del 1978. Non credo che la canzone sia stata repentinamente scritta nell'immediato dopo strage e probabilmente questo pensiero ci salta alla mente semplicemente perché nella canzone c'è la parola 'stazione' e 'assassino' peraltro in versi molto vicini. Tuttavia credo non sarebbero mancate indicazioni in tal senso da parte Di Bubola e dello stesso DeAndré, se l'accostamento alla strage di Bologna fosse stato voluto al momento della scrittura...

Anonimo ha detto...

mi complimento per il tuo lavoro. dimostra una notevole sensibilità e un'ottima preparazione. finalmente qualcuno che non scrive tanto per "sentito dire"

Marco ha detto...

complimenti comunque sia...mi rammarico di non essermi accorto prima di questo blog che seguirò con piacere e fedeltà ! Grazie per il tuo contributo al valore di uno dei più bravi poeti che la nostra generazione abbia conosciuto.

Lilli ha detto...

Meravigliosa canzone

Unknown ha detto...

Molto recentemente, Massimo Bubola stesso ha confermato che nei versi
"T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino"
c'è un velato riferimento alla strage di Bologna... :)

Unknown ha detto...

Questo è uno che l'ha uccisa veramente, dopo essere stato lasciato dopo una più o meno lunga storia.
Prima ha ricordato il loro primo incontro, il loro amore, i momenti felici trascorsi insieme, poi ha raccontato di come l'ha pedinata per vendicarsi raggiungendola alla stazione e cercando di parlare con lei. L'assassino al suo fianco era lui stesso, che con un apparente e innocente stratagemma l'ha attratta e portata con sé
L'ha fatta a pezzi e buttata via.
Come si usa fare con le donne che dicono no, da sempre.

È inquietante notare la dolcezza della canzone abbinata ad un omicidio tanto cruento, denota la serenità e lucidità di pensiero nel progettare tutto o quanto meno nel cogliere la palla al balzo e vendicarsi.

Gabrita ha detto...

Questo è uno che l'ha uccisa veramente, dopo essere stato lasciato dopo una più o meno lunga storia.
Prima ha ricordato il loro primo incontro, il loro amore, i momenti felici trascorsi insieme, poi ha raccontato di come l'ha pedinata per vendicarsi raggiungendola alla stazione e cercando di parlare con lei. L'assassino al suo fianco era lui stesso, che con un apparente e innocente stratagemma l'ha attratta e portata con sé
L'ha fatta a pezzi e buttata via.
Come si usa fare con le donne che dicono no, da sempre.

È inquietante notare la dolcezza della canzone abbinata ad un omicidio tanto cruento, denota la serenità e lucidità di pensiero nel progettare tutto o quanto meno nel cogliere la palla al balzo e vendicarsi.

LUCBONE' ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LUCBONE' ha detto...

La libertà è vista sotto le vesti di un amore che con il tempo,oggettivo e soggettivo,cambia.la frase è presa da una poesia pellerossa. Come per "coda di lupo", canzone sugli indiani metropolitani nel movimento del 1977,il soggetto subisce una metamorfosi con il procedere del brano. La figura femminile è un simbolo. È la signora libertà signorina fantasia, o anarchia, che finisce in anni ormai cambiati, col camminare a fianco del suo assassino alla stazione, riferito appunto alla strage di Bologna del 1980. È un brano anche visionario, dalle atmosfere pagane e agresti, come disse Bubola che é coautore dei testi e delle musiche nel disco dell'indiano. Sul libro "Belin, sei sicuro?"di Bertoncelli c'è questa preziosa testimonianza di Massimo Bubola, che viene troppo poco ricordato come collaboratore di de André da "Rimini" fino a "Le nuvole".

Carlo Piras ha detto...

Forse potrebbe trattarsi delle note mutilazioni che i sequestratori praticano alle vittime?

il mio romanzo

Una vita e mezza
Una Vita e Mezza è un libro che parla soprattutto dell’assenza. O meglio della ricerca, tanto demotivata quanto inconsapevole, di come si può costruire una ciambella salvagente intorno a quel buco che ti si crea dentro quando perdi una persona. Cosicché quel buco, che risucchiava tutto il presente privandolo di senso, possa trasformarsi nel nostro galleggiante. E addirittura salvarci, traghettandoci verso il futuro.
È la storia di un viaggio, metaforico quanto reale, di un ragazzo che è stufo del suo galleggiare, ma che non sa dare una scossa alla propria esistenza. Così parte fidandosi e affidandosi al suo amico, sperando che qualcosa di imprevisto lo colga per assaporare un po’ di brivido della vita.
Riuscirà a trasformare il suo futuro innamorandosene anziché rimanendone schiacciato e afflitto?
Se c’è un’intenzione mirata in tutto ciò, è la creazione del neologismo che indica il dolore per il futuro mancante, la mellontalgia. In contrapposizione con la nostalgia, che indica l’afflizione per il ritorno a casa (nostos), per il passato, per l’infanzia, questa è l’afflizione per to mellon cioè l’avvenire o le cose future, in greco antico. Vuole indicare un dolore attribuito al futuro negato e non vissuto. A ciò che poteva essere e invece non sarà mai. Chissà se se ne sentiva la mancanza.