Francis Turner E.L.Master I could not run or play in boyhood. In manhood I could only sip the cup, Not drink- For scarlet-fever left my heart diseased. Yet I lie here Soothed by a secret none but Mary knows: There is a garden of acacia, Catalpa trees, and arbors sweet with vines-- There on that afternoon in June By Mary's side-- Kissing her with my soul upon my lips It suddenly took flight. | Francis Turner F.Pivano (traduz.) Io non potevo correre né giocare quand'ero ragazzo. Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa, non bere - perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato. Eppure giaccio qui blandito da un segreto che solo Mary conosce: c'è un giardino di acacie, di catalpe e di pergole addolcite da viti - là, in quel pomeriggio di giugno al fianco di Mary - mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì. |
Francis Turner
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il mio romanzo
Una Vita e Mezza è un libro che parla soprattutto dell’assenza. O meglio della ricerca, tanto demotivata quanto inconsapevole, di come si può costruire una ciambella salvagente intorno a quel buco che ti si crea dentro quando perdi una persona. Cosicché quel buco, che risucchiava tutto il presente privandolo di senso, possa trasformarsi nel nostro galleggiante. E addirittura salvarci, traghettandoci verso il futuro.
È la storia di un viaggio, metaforico quanto reale, di un ragazzo che è stufo del suo galleggiare, ma che non sa dare una scossa alla propria esistenza. Così parte fidandosi e affidandosi al suo amico, sperando che qualcosa di imprevisto lo colga per assaporare un po’ di brivido della vita.
Riuscirà a trasformare il suo futuro innamorandosene anziché rimanendone schiacciato e afflitto?
Se c’è un’intenzione mirata in tutto ciò, è la creazione del neologismo che indica il dolore per il futuro mancante, la mellontalgia. In contrapposizione con la nostalgia, che indica l’afflizione per il ritorno a casa (nostos), per il passato, per l’infanzia, questa è l’afflizione per to mellon cioè l’avvenire o le cose future, in greco antico. Vuole indicare un dolore attribuito al futuro negato e non vissuto. A ciò che poteva essere e invece non sarà mai. Chissà se se ne sentiva la mancanza.
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